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27-04-2024 01:16

La vicenda inedita, riferita alle propalazioni della “Loredana”, riguarda la mia persona.

Sono sconvolgenti e mi hanno tenuto e mi tengono in uno stato di angoscia, per la sua perdurante attualità.

"Loredana" mi aveva confidato che “il tribunale della mafia”, riunitosi in quell’appartamento in Germania, aveva sentenziato la mia eliminazione fisica.

Ero diventato un “morto che cammina”, per cui ho fatto indagini personali e riscontri per accertare la fondatezza di quella “confidenza”.

Ho esaminato preliminarmente il comportamento di un mio assistito, il quale, sebbene avesse la sorveglianza speciale, mi aveva partecipato di un personale allontanamento.

Lo avevo tenacemente sconsigliato, poiché stava scontando una pena lieve, in riferimento alle pregresse condanne (anche di tipo associativo mafioso).

A distanza di tempo un familiare mi aveva comunicato che il tizio intendeva costituirsi, per cui dovevo contattare l’Arma dei Carabinieri.

Ero alquanto perplesso del modus operandi ma, recatomi in Caserma, un Sottufficiale dei Carabinieri aveva dato la propria disponibilità per la consegna, aggiungendo: possiamo andare noi a prenderlo in Germania.

Ero convinto che il mio assistito fosse latitante in Aspromonte, per cui solo in quel momento il Sottufficiale si rese conto della gaffe (quell’appartamento, condotto da "Loredana", era frequentato anche da informatori).

Una rigida mattina (erano le prime ore dell'alba) squilla il telefono di casa ed all’altro capo del filo vi era una persona che si era qualificata appartenente alla Polizia di Frontiera e mi rendeva edotto che il mio assistito era stato arrestato e mi aveva conferito il mandato difensivo.

Al successivo colloquio al Carcere di Siano apprendevo che l’avevano arrestato con una carta d’identità (proveniente da un furto in un Comune) e che per fargli dire le esatte generalità lo avevano tenuto ammanettato ad un cancello ed in camicia.

Raccontava che dopo mezz’ora, la temperatura gelida (eravamo in pieno inverno) lo aveva portato a dire la sua esatta identità e la provenienza del documento d’identità (il trattamento processuale eccessivamente favorevole lo tratterò come caso autonomo).

Nell’occasione ho parlato della “confidenza” di "Loredana" e lui, visibilmente arrabbiato e contrariato, si mise a fare apprezzamenti poco lusinghieri nei confronti della donna, ma non smentì il fatto.

Successivamente mi sono reso conto che "Loredana" aveva raccontato l’effettivo utilizzo di quell’appartamento in Germania ad un altro Sottufficiale (racconterò tutti gli aspetti correlati come caso autonomo).

In quel contesto spaziale e temporale il Sottufficiale mi contattava telefonicamente (eravamo in agosto e mi trovavo fuori sede) e mi riferiva del mandato difensivo di "Loredana", relativo a quei fatti della Germania.

Comunicavo di non accettare l'incarico professionale.

Sono successe una serie di vicende "strane", raccontatemi da "Loredana": inenarrabili soprusi e abusi nei suoi confronti, ai limiti della violenza (tratterò come caso autonomo).

Non ho mai compreso, inoltre, per quale motivo era stata promossa al rango di collaboratrice di giustizia.

Nessun Organo Istituzionale, in ogni caso, mi ha mai contattato per approfondire quegli aspetti della sentenza di morte del "tribunale della mafia" nei miei confronti.

Ho notato, comunque, una discreta (ossessiva) sorveglianza sulla mia persona e sono stato intercettato arbitrariamente ed abusivamente anche nella intimità familiare (tratterò come caso autonomo).

Al momento non aggiungo altro perché ho paura.

E la paura corre sul filo della giustizia.