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19-04-2024 09:34

Un caso emblematico che sottopongo alla lettura riguarda una procedura fallimentare, precisamente L’EDIL ARP + 3 (Ditta operante nel territorio di Corigliano Calabro).

Riassumo i vari passaggi in modo semplificato.

La Ditta veniva dichiarata fallita in data 4-7-1990.

A seguito di una sentenza (non condivisibile) emessa dal Tribunale di Rossano venivano consegnati la maggior parte dei beni solo ad alcuni creditori.

Ho cercato di proporre le impugnative del caso, ma ho trovato resistenze da parte del Giudice Delegato.

Il ricorso principale per Cassazione (da parte della curatela) non veniva esperito, per fatto a me non imputabile.

I creditori (vincitori della causa) hanno fatto un’offerta di £ 500.000.000 (cinquecentomilioni di lire), per chiudere l’intera vicenda transattivamente.

Mi sono opposto perché lesiva degli interessi degli altri creditori.

I vari passaggi procedurali sono rinvenibili nella relazione del 09-04-2004 (all. 1).

Dopo la succitata relazione, il Giudice Delegato si dimetteva - a suo dire - a seguito di mie reiterate ricusazioni (all. 2 – pag. 1 e 2).

Il nuovo Giudice Delegato, Dott.ssa Federica Colucci, come primo atto, provvedeva a richiedere la mia sostituzione (all. 3).

Ho relazionato compiutamente sull’andamento del fallimento (all. 4).

È stato nominato un CTU (Dott. Roberto Paese) per la verifica del rendiconto (all. 5).

All’atto del deposito della Consulenza tecnica d’ufficio veniva fissata l’udienza per l’esame della stessa (all. 6).

Sollevavo una serie di eccezioni, atteso che la Consulenza tecnica d’ufficio era stata fatta (segretamente) in palese violazione di legge ed in violazione del diritto del contraddittorio e del diritto di difesa (pilastri del processo, costituzionalmente garantiti).

Dal comportamento processuale del Giudice Delegato e del nuovo Curatore nominato (attuale Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, a cui appartengo), ho reso edotto delle mie attività difensive i massimi Organi Istituzionali dello Stato (all. 7).

All’udienza del 04-10-2006 precisavo questi aspetti illegittimi (all. 8).

È stata emessa un’ordinanza non condivisibile (all. 9).

All’ordinanza ho puntualmente evidenziato e precisato gli aspetti irrituali ed illegittimi, reiterando l’invito al Giudice Delegato, di astenersi dal trattare il presente procedimento, perché dimostrava carenza di serena obiettività; difatti, dal tenore dei provvedimenti della Dott.ssa Federica Colucci ho manifestato un mio stato d’animo di paura e mancanza di fiducia (all. 10).

Veniva nuovamente rigettata la richiesta di astensione (all. 11).

Pertanto mi vedevo costretto a ricusare il giudice Delegato Dott.ssa Federica Colucci, con motivazioni circostanziate (all. 12 e all. 12 bis).

Con una procedura a me non comprensibile il Giudice Delegato, con la presenza del curatore nominato (attuale Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, a cui appartengo), ha rigettato l’istanza di ricusazione, rinviandomi davanti al Collegio (all. 13).

Relativamente al Collegio, per come composto, farò le mie motivate informative al lettore, riferendomi a pronunce non condivisibili emesse dal Presidente (Dott.ssa Margherita Letizia Benigno).

 

Alcune osservazioni vanno prospettate:

  • la tempestività con cui si tratta questo procedimento, sebbene vi sia una cronica lentezza nella trattazione degli affari (basta consultare la casistica dei reati penali prescritti);
  • riferimento ad un fatto omicidiario (più volte posto all’attenzione del Giudice Delegato) che, se approfondito, può incidere sulle risultanze di questo procedimento;
  • una mia motivata mancanza di fiducia nella serena ed obiettiva valutazione dei Giudicanti, in riferimento alle propalazioni di un collaboratore di giustizia che fa riferimento a specifici accadimenti illegittimi avvenuti nel Tribunale di Rossano;
  • reiterata comunicativa ai massimi Organismi Istituzionali che mi trovo in uno stato di intimidazione e di paura, nonché omessa considerazione di questi aspetti da parte Loro;
  • fatti gravissimi che potrebbero emergere da un approfondimento dei contenuti dei miei atti difensivi.

Se a questi aspetti si aggiunge:

  1. la mia contabilità è specifica ed analitica (all. 14 e all. 15);
  2. la CTU del Dott. Paese è errata, diffamatoria e calunniosa (ho chiesto inutilmente al Giudice Delegato di verificare se sia stata preordinata): … non sono state rinvenute n. 9 autorizzazioni di spesa da parte del Giudice Delegato per € 39.103,35 … sono stati corrisposti € 158,23 in eccesso rispetto alle autorizzazioni di spesa del Giudice Delegato …; dalla relazione, però, non è dato comprendere quali sono, specificamente, gli importi prelevati senza autorizzazione o pagati in eccesso (si controllino gli all. 14 e 15); aggiungo, infine, che non è stata presa in alcuna considerazione la documentazione, relativa ad ogni singola operazione, trasmessa dalla Banca al Giudice Delegato, il quale, dopo la verifica ed il controllo, nulla eccepiva, questo in palese contraddizione della relazione del Dott. Paese (all. 16).

Infine va evidenziato e preso in considerazione un altro aspetto della vicenda:

  • il CTU chiede la documentazione relativa agli atti contabili del fallimento, inviando una lettera ai singoli beneficiari delle somme prelevate dalla Banca (all. 17); il tutto viene fatto a mia completa insaputa e segretamente, come già esposto sopra;
  • considerato che un provvedimento del Giudice Delegato è stato trasmesso da uno Studio Legale sito in Salerno (dal fax lo studio si appartiene all’Avv. Annamaria Crescenzi, come si evince dall’ 18), resta da chiedersi se il Giudice Delegato fosse materialmente in possesso della relativa documentazione del fallimento, necessaria per l’emissione del succitato provvedimento.

Al momento non aggiungo altro perché ho paura.

E la paura corre sul filo della giustizia.