Un ulteriore tassello di quel complesso ed articolato mosaico è rappresentato dal processo per l’omicidio di Giovagnone De Cicco Antonio, sul quale ho già riportato in precedenza alcune considerazioni.
Infatti, in quel processo il mio assistito subisce una condanna a trenta anni di reclusione (oltre accessori), mentre Fabbricatore Giuseppe Vincenzo viene assolto.
Senza voler entrare nei particolari, la sentenza non è oggettivamente condivisibile, attese le mie dirompenti dichiarazioni sottoscritte nell’atto di appello e nella memoria difensiva:
- atto di appello:
… Se chiarezza e giustizia va fatta al malcapitato xxxx, la Corte dovrà accertare e prendere atto se vi è stata una serena e consapevole accettazione del rito abbreviato, nonché una volontaria rinuncia ai testi a discarico che lo avrebbero completamente scagionato….
- in data successiva:
… che nei motivi d’appello il xxxx ha chiesto specificamente che “”la Corte dovrà accertare e prendere atto se vi è stata una serena e consapevole accettazione del rito abbreviato.”” … che il xxxx ha sempre manifestato la volontà di essere giudicato col rito ordinario (vedasi trascrizioni dei verbali d’udienza oppure le relative registrazioni);
mentre in assenza dei difensori di fiducia, lo si vedeva accettante un giudizio con rito abbreviato, non rispondente alla propria pregressa determinazione; …
Quello che mi preme precisare è un accadimento successivo alla scarcerazione del Fabbricatore.
Una sera un imprenditore del luogo mi rappresentava che il Fabbricatore gli aveva imposto il ‘pizzo’ (o, più precisamente, una tangente per poter continuare a lavorare ‘tranquillamente’).
L’imprenditore mi riferiva, inoltre che, alle sue vibrate rimostranze, otteneva dal Fabbricatore una precisazione del seguente tenore:
devi pagare, la magistratura non può farmi nulla.
Dopo pochi giorni il Fabbricatore passava a miglior vita per una indigestione di piombo.
Con lui moriva anche Campana Vincenzo, cliente del mio studio, per essersi trovato nel momento e nel luogo sbagliato.
L’ipotesi investigativa era quella classica: responsabilità del fatto attribuibile a Carelli Santo.
Esternai il mio pensiero ad un Investigatore qualificato, nei seguenti termini:
dovete smetterla di offendere la nostra intelligenza.
A seguito di questa mia affermazione, quella ipotesi investigativa è stata abbandonata, come pure le indagini sul duplice omicidio.
Sulla successiva scia di sangue di altri morti ammazzati, un articolista ha ipotizzato una linea di confine ravvicinata fra gli omicidi.
In effetti, quell’invisibile linea di confine è rappresentata dalla conoscenza di determinati fatti in capo a queste persone.
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Al momento non aggiungo altro perché ho paura.
E la paura corre sul filo della giustizia.