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23-04-2024 06:56

Un altro tassello di quel complesso ed articolato mosaico è rappresentato da un discorso fatto con Fabbricatore Giuseppe Vincenzo nell’aula bunker di Siano in Catanzaro.

L’aula bunker era così formata:

- il Collegio giudicante si trovava di fronte l’ingresso degli Avvocati;

- gli imputati detenuti erano posizionati nelle gabbie a forma di emiciclo circolare, posizionate da sinistra fino a destra;

- alla sinistra del Collegio vi era un altro accesso dove venivano fatti entrare  i collaboratori di giustizia e coloro che seguivano il processo da imputati a piede libero;

- alla destra dell’emiciclo era detenuto Fabbricatore Giuseppe Vincenzo.

Durante una pausa dei lavori processuali, ho salutato il Fabbricatore e mi ha specificamente chiesto:

ho saputo che il mio pari grado è stato rimesso in libertà.

Gli ho spiegato che avevo depositato un ricorso, congiuntamente all'Avv. Enzo Lo Giudice, per il riconoscimento della continuazione delle condanne per associazione mafiosa inflitte al mio assistito.

Infatti, vi era stata in precedenza una pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, ad impulso dell'Avv. Prof. Carlo Taormina per la posizione di un suo assistito, che aveva considerato l’associazione mafiosa della sibaritide un ‘unicum’, anche se gli associati si erano succeduti nel tempo ed erano cambiati fisicamente.

Il ricorso era stato accolto ed il mio assistito era stato rimesso in libertà.

Il Fabbricatore si lamentava perchè il proprio difensore non aveva seguito la stessa procedura.

Nell'occasione pronunciava la frase, poi rivelatasi fatale alla luce delle risultanze del processo per l’omicidio di Giovagnone De Cicco Antonio: ‘ se non provvede immediatamente MI ARRABIO’.

 Mi invitava a consegnare alla propria moglie una copia della sentenza.

La consegnai, di fatto, al fidanzato della figlia del Fabbricatore.

Ho ricevuto una telefonata del difensore del Fabbricatore, del seguente tenore:

che tipo di istanza hai proposto per ottenere una sentenza favorevole per il tuo assistito’.

Penso che la risposta a questa domanda può darla Antonello Di Dieco (marito della figliastra di Cirillo Giuseppe), collaboratore di giustizia.

 <<>> 

Al momento non aggiungo altro perché ho paura.

E la paura corre sul filo della giustizia.