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20-04-2024 12:56

 La vicenda che sottopongo all’esame del lettore riguarda l’omicidio di Mirabile Mario.

Ovviamente non tratterò l’aspetto processuale, ma tutti gli accadimenti e collegamenti che interessano questo caso.

Per una comprensione dei passaggi evolutivi sarà diviso in più parti.

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Ho conosciuto Mirabile Mario allorquando era socio della CIPAS (Cirillo Giuseppe – De Paola Salvatore  - Mirabile Mario) nel complesso “Bagamoyo” di Sibari (gestito dalla società), nella mia qualità.

A quell’epoca espletavo le funzioni di presentatore cambiario di tre Notai (in tempi diversi) ed ero autorizzato, nelle ore pomeridiane, al ritiro dei titoli per la levata del protesto.

Preciso che in quel periodo storico non esisteva la legge sulla privacy, come neppure vi erano tanti formalismi per l’accesso ai dati sensibili dei clienti degli istituti di credito.

Ciò mi ha consentito di esaminare le operazioni bancarie di tutta la clientela, indistintamente, nonché delle transazioni dei titoli provenienti da altri istituti di credito e tutte le necessarie informative, in particolar modo dei soggetti (insospettabili) che movimentavano ingenti somme di denaro, di ignota provenienza (tratterò come caso autonomo).

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Il fatto omicidiario veniva attribuito a Fabbricatore Giuseppe Vincenzo, difeso da un Collega del Foro di Rossano, ed un altro soggetto che mi aveva conferito il mandato fiduciario.

A sostegno dell’ipotesi investigativa dei Carabinieri (contro Fabbricatore + 1), per il “lavoro” era stato “pagato” il corrispettivo con una fabbrica di materiale inerte di ingente valore commerciale.

Sempre dall’informativa dei Carabinieri emergeva che il Fabbricatore gestiva l’attività commerciale servendosi di due prestanome, definiti dall’Inquirente “teste di rapa”, cioè un concentrato di imbecillità.

La fabbrica di materiale inerte è ritornata nella disponibilità dell’originario proprietario (dopo il decesso per morte violenta del Fabbricatore) “gratuitamente” (tratterò come caso autonomo).

Le risultanze processuali del fatto omicidiario furono di archiviazione in istruttoria.

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Successivamente un collaboratore di giustizia, Cicciù Antonio, “confessa” di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Mirabile Mario.

Però, la “poesia” autoaccusatoria non regge ai riscontri oggettivi, per cui la conseguenziale perplessità del carente approfondimento investigativo assume un significato determinante nelle propalazioni rese dallo stesso Cicciù in un altro accadimento.

Infatti, faccio riferimento al processo “a favore di soggetto in regime di 41bis dietro corrispettivo”, di cui aveva parlato nelle sue propalazioni Franco Pino (grado criminale: diritto e medaglione).

Per l’approfondimento delle propalazioni da me richiesto, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rossano Avv. Serfino Trento, mi ha deferito per un provvedimento disciplinare al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rossano (dove sono iscritto), nonché mi ha denunciato sia alla Procura della Repubblica di Rossano che alla Procura Generale della Repubblica di Catanzaro (vedasi la trattazione nei casi riferiti al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rossano).

In riferimento a questa vicenda, nelle sommarie informazioni rese alla Direzione Distrettuale di Catanzaro, il Cicciù aveva precisato:

… Tornando all’attentato fui coinvolto nella vicenda in questo modo.

Dopo l’acquisto delle armi si presentarono da me BRUNO Antonio detto “Giravite” e Guidi Vincenzo, di Corigliano, entrambi uomini di “Santullo”.

Essi mi chiesero di dover contattare necessariamente i Cirotaniper il tramite del fratello CARELLI Franco, Santullo aveva dato ordine che il processo di Rossano si doveva in qualche modo bloccare.

Ciò accadeva nel mese di febbraio / marzo del 1995 e la volontà del Carelli Santo e dei Coriglianesi era quello di ammazzare il Pubblico Ministero che trattava il processo.

Ci furono una serie di contatti andati a vuoto nel senso che i Cirotani non erano presenti; io parlai della cosa con i Farao e Cataldo Marincola, i quali erano piuttosto scettici e contrari ad acconsentire alla cosa in quanto non volevano che si ripetesse quanto successo in Sicilia.

Ma il CARELLI Santo pressava e, per il tramite del fratello Franco, mandò nuovamente da me BRUNO Antonio, questa volta in compagnia di MARRAZZO Antonio.

BRUNO mi chiese la disponibilità di un bazooka in quanto era stato progettato di far saltare la vettura blindata del magistrato lontano da Rossano.

Dopo tante insistenze, malgrado i dubbi dei Cirotani, i Farao mi dissero che avrei potuto consegnare un bazooka al BRUNO Antonio.

Cosa che in effetti feci, al medesimo misi anche a disposizione una vettura FIAT Croma turbo i.e. che tutt’ora custodisco io in un determinato posto che vi indicherò.

Detta vettura mi era stata data in precedenza, prima della sua morte, da SAPIA Pasquale:

trattasi di auto di provenienza furtiva, se non erro fu rubata in Cosenza.

L’attentato prevedeva l’utilizzo di esplosivo da innescare con radio comando ad infrarossi e che doveva servire a fermare il corteo della auto, quindi da una postazione fissa si sarebbe esploso il colpo di bazooka contro l’auto del magistrato.

Devo precisare che i percorsi seguiti dalle vetture sarebbero stati oggetto di osservazione da parte dei Coriglianesi.

Non conosco le ragioni del perché l’attentato non sia stato ancora portato a compimento 
ma ribadisco di avere personalmente consegnato io il bazooka del tipo monouso al BRUNO Antonio
… (all. cicciu1).

Emerge, all’evidenza, una palese contraddizione:

  1. a) il processo n. 50/94 r.g. (sentenza n. 230/95) del Tribunale di Rossano, che trattava quel PM (all.cicciu2), a dire di Franco Pino, doveva favorire gli imputati;
  2. b) l’attentato, pertanto, avrebbe compromesso ogni favoritismo agli imputati del processo (si ripete, n. 50/94 r.g., sentenza n. 230/95 del Tribunale di Rossano).

La “poesia” autoaccusatoria, inoltre, non regge alla oggettività degli accadimenti futuri:

- omicidio Fabbricatore Giuseppe Vincenzo + 1;

- omicidio Bruno Antonio + 1.

Al momento non aggiungo altro perché ho paura.

E la paura corre sul filo della giustizia.

 

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