Un caso che sottopongo alla lettura riguarda un episodio verificatosi negli anni ottanta.
La prima parte ha solo carattere storico (non rilevante ed in parte incompleto), mentre la seconda parte riguarda fatti passati sotto la mia diretta percezione.
----------------------------------------
Un certo Maritato era stato ucciso.
Responsabile del fatto, era stata indicata una persona venuta dalla Campania (Cirillo Giuseppe).
Era ospite (in attesa di giudizio) nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia).
Qualcuno (operante a Corigliano Calabro) gli suggerisce di proporre una querela inventata (da persona subordinata ‘gerarchicamente’, all’epoca dei fatti, a Cirillo Giuseppe).
La sintesi della querela: Cirillo Giuseppe avrebbe ricevuto in prestito la somma di £ 10.000.000=.
Si era rifiutato di restituirla, per cui diventava destinatario della querela del suo ‘subordinato’ per il reato di appropriazione indebita.
E’ da evidenziare: il reato di appropriazione indebita era procedibile a querela e, quindi, remittibile.
Fatti del genere erano usuali e ripetitivi, perché consentiva la presenza in loco degli appartenenti all’organizzazione (in una struttura carceraria ‘sicura, tranquilla e confortevole’, quale era quella di Corigliano Calabro).
Veniva fissata l’udienza per la celebrazione del processo.
Cirillo Giuseppe veniva trasferito presso il carcere mandamentale di Corigliano Calabro.
Poiché erano volutamente preventivati rinvii ‘tecnici’ (preordinati impedimenti di vario genere o precostituite nullità procedurali), la prima cosa da farsi è stata quella di rendere la struttura carceraria ‘vivibile e confortevole’.
Vennero iniziati i lavori di ristrutturazione (a spese delle casse pubbliche, per permettere al Cirillo una comoda permanenza).
Dopo tempi brevissimi la struttura carceraria aveva assunto l’aspetto di un albergo extralusso.
In questo contesto storico va evidenziato che l’accesso al carcere era libero (per le persone di gradimento di Cirillo Giuseppe e degli appartenenti alla sua organizzazione).
In servizio presso la struttura cosiddetta carceraria, vi era una guardia (attualmente svolge le funzioni di ufficiale giudiziario), che, di fatto, era uno dei portieri di quell’albergo extralusso.
Una seconda guardia carceraria (ha svolto anche le funzioni di vigile urbano) era anch’esso guardia-portiere, mentre altre avevano un ruolo marginale e secondario.
Le cibarie (abbondanti, per tutti gli ‘ospiti’), arrivate dall’esterno (il pesce migliore pescato dalla marineria di Schiavonea), erano selezionate e di prima qualità.
Si vociferava (fra una leccornia e l’altra, annaffiata da pregiatissimo ed abbondantissimo vino) che un Organo Istituzionale fungeva da postino (ossia recapitava riservatamente la corrispondenza) fra Cirillo Giuseppe, titolare indiscusso dell’organizzazione ‘ndranghetistica della Sibaritide e Raffaele Cutolo, titolare dell’organizzazione meglio conosciuta come Camorra napoletana.
L’ultima lettera era stata letta con eccessiva calma, per cui, una perquisizione improvvisa ed inopportuna nella cosiddetta cella (in cui veniva ospitato il Cirillo), faceva scoprire quella missiva di Raffaele Cutolo, nonché una pistola che il Cirillo deteneva per ‘difesa personale’.
A distanza di anni Cirillo Giuseppe diventa collaboratore di giustizia, ma di questo fatto si è totalmente dimenticato (come pure l’Ufficiale giudiziario ed il Vigile urbano), per cui quell’Organo Istituzionale (postino della mafia) ha continuato ad occupare il suo importantissimo ruolo (nelle Istituzioni dello Stato).
Attualmente Cirillo Giuseppe risulta deceduto per "morte naturale" (ma questo fatto lo narro come caso autonomo).
Al momento non aggiungo altro perché ho paura.
E la paura corre sul filo della giustizia.